Michele Nasti

Thoughts on what I learn

Imparare a programmare come ... chef Cannavacciuolo

Quando la sera riesco a tornare a casa alle 19, la prima cosa che faccio è accendere la tv e sintonizzarmi su "Cucine da Incubo", versione italiana. Potrò godermi solo gli ultimi 5-10 minuti, ma ne vale la pena, perché posso ammirare la cucina dello chef Antonino Cannavacciuolo.

Il programma in sé è un po' ripetitivo, il canovaccio è sempre lo stesso, e se non fosse per lo chef sarebbe addirittura palloso. Quello che infatti mi cattura è il suo modo di motivare le persone, quella pacca sulla spalla che solo un napoletano può immaginare; e poi il modo in cui fa comprendere allo spettatore che cosa manca per avere successo: la passione. Quella voglia di lavorare divertendosi, provando sempre a migliorarsi, a superarsi, a metterci la faccia.

Ma... si può programmare con passione? Nella mia vita da informatico (brevissima, per ora) mi è capitato poche volte di potermi superare. C'entra il fatto che spesso lavoriamo a cose noiose e ripetitive, e non ci viene nemmeno chiesta l'opinione per provare a risolvere il problema in maniera innovativa. Inoltre lavoriamo con delle scadenze, e questo ci impedisce di fare del nostro meglio, visto che se consegniamo in ritardo salta tutto. E poi, devo essere sincero, tutti i nostri sforzi di fare qualcosa di eccezionale viene mitigata da quei programmatori aziendalisti, quelli che fanno copia&incolla senza capire, e che soprattutto non fanno mai una proposta, non si aggiornano, non si confrontano.

Quelle persone lì, ahimè, sono spacciate. Se provassero a cambiare lavoro troverebbero enormi difficoltà, e l'unico sbocco che avrebbero è la carriera interna alla stessa azienda o andare in altre aziende con progetti simili. Ma il mercato ora è molto stagnante... e loro, comunque, non cambieranno lavoro.

La mia ricetta del programmatore perfetto? 100% passione - e questo s'è capito. E poi aggiungiamo 33% voglia di fare le cose per bene, 33% capacità di rispettare le scadenze, e 33% voglia di divertirsi.

Io, lo ammetto, sono sbilanciato: la voglia di divertirmi e di fare le cose per bene prevalgono leggermente. E una cosa mi piace davvero, la passione mi divora.